La fattoria dell amore bio

 

Antonio Gregolin

 PADOVA. Una storia d’amore tra un ragazzo siciliano e una giovane di Baone che s’intreccia con la loro passione per la terra.
 E’ l’altra agricoltura nel cuore del Parco regionale dei Colli Euganei. Ma è anche la doppia passione di Davide Russo & Mara Zulato. Operai che a 23 anni hanno deciso di diventare coltivatori biodinamici. Amori corrisposti: fra due ragazzi e della coppia per la terra. Un doppio legame che sembra quasi la trama di un romanzo rosa con il siciliano Davide che, ancora adolescente, s’innamora della padovana Mara.
 Da Mirto (in provincia di Messina) a Baone, via Ca’ Borini. Dal profondo Sud al Veneto. Una storia vera. Si erano incontrati a 13 anni, quando Mara sbarca in Sicilia per una vacanza. Poi gli incontri stagionali si trasformano in innamoramento. Lui, occhi neri e pelle scura. Lei capelli biondi e occhi chiari. Galeotta fu l’altra grande passione di Davide: «Diventare un contadino, considerando che sono nato e cresciuto in una masseria, con il ritmo delle stagioni…».
 Un amore ereditato in famiglia?
 
«Papà Giuseppe pensando ad un futuro migliore, mi spedì giovanissimo a Messina dove mi diplomai in una scuola alberghiera. Non fu facile, ma è stata una fortuna. D’estate, in Sicilia tornava anche Mara e anno dopo anno il rapporto si è rinsaldato finché, nel 2008, ho decide di lasciare la Sicilia per vivere con lei».
 L’impatto com’è stato?
 
«Arrivare al Nord da provinciale siciliano, non è stato diverso da ciò che vivono tanti immigrati. Ho avuto la fortuna di trovare un lavoro in fabbrica e poi in un supermercato che mi consentiva di esercitare sporadicamente anche l’attività di cuoco. Ma in cuor mio cresceva con forza anche un’altra speranza: diventare coltivatore. Osservavo le distese di campi intorno a Baone e sognavo il mio pezzo di terra. Il problema era che ogni volta che lo raccontavo ai genitori di mia morosa, tutto svaniva con le loro deplorazioni».
 Fino a due anni fa, quando c’è stata la svolta decisiva. Giusto?
 
«Affittai con qualche risparmio quattro ettari di terreno agricolo a Baone. Ma Volevo dare agli altri ciò che la terra mi aveva dato».
 E Mara con qualche perplessità, vede Davide licenziarsi e diventare un lavoratore dei campi a tempo pieno…
 
«Conoscevo la sua ostinazione e il suo spirito di sacrificio – risponde Mara – Così lo lasciai fare…».
 E Davide racconta: «I primi a sconsigliarmi di coltivare ortaggi lì furono gli agricoltori locali avvezzi ai soliti metodi di coltura tradizionale. Figuriamoci dover spiegare che volevo mettere in pratica l’agricoltura biodinamica, cioè la tecnica più selettiva ancora dell’agricoltura biologica. Lo vedevano come un sogno giovanile ad un passo dal fallimento».
 Invece, adesso vi state espandendo?
 
«Sì, da qualche mese abbiamo aperto il punto vendita L’Orto del Sole, dove vendiamo il raccolto: pomodori, patate, peperoni, zucchine, meloni, angurie e perfino grano seminato a mano. Tutto rigorosamente di stagione e coltivato coi crismi della più rigida naturalità».
 La giovane fidanzata Mara, licenziata per la crisi economica, ora sta al fianco di Davide anche nei campi. E poi sono arrivati nell’«azienda biodinamica» di Baone anche due giovani disoccupati, prestati all’agricoltura: «In parecchi sono venuti a chiedermi di raccogliere verdura. Sono rimasti solo in due. Il lavoro è duro e i giovani sono poco inclini alla fatica. I maschi sono i primi a mollare. Resistono le ragazze».
 Come Marika che raccoglie pomodori sotto il solleone, 23 anni, anche lei di Baone. Da cassaintegrata è diventata disoccupata. Così si è trasformata in contadina: «E’ dura – risponde la giovane – E non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto anche questo come lavoro. Seminare, coltivare e raccogliere quello che produci con le tue mani è un esercizio che aiuta a maturare. E qui ho scoperto una realtà che prima neppure immaginavo. Non so per quanto seguiterò a lavorare nei campi. Ma questa è già stata una lezione che mi ha cambiato la vita».
 Davide, com’è stato possibile tutto ciò?
 
«Sono testardo, lo ammetto. Ma ho portato un po’ della mia Sicilia fino a Baone. Nei campi crescono varietà antiche di pomodori e meloni, ma anche angurie rosse o a pasta gialla. Le carote fanno coppia con le cipolle e i fagioli si avviluppano sui fusti del mais: Tecniche antiche quanto efficaci, che ho appreso da mio padre Giuseppe. Permettono di evitare qualsiasi concime o prodotto chimico. Significa poter garantire cibo sano».
 Agricoltura, ma biodinamica. In parole povere cos’è?
 
«Non deve essere una moda, ma uno stile di vita. Consiste nella radicata conoscenza della terra applicata alle moderne conoscenze di coltivazione. Niente trattore. Solo zappa e la rotazione delle coltivazioni che rendono la terra più dinamica e dunque viva».
 A prima vista, con il cellulare e un’abbronzatura da vacanza, un giovane come gli altri…
 
«Questo è tutto sole di campo, quello che vedo sorgere all’alba quando mi alzo alle quattro e tramontare a sera tarda quando rientro a casa».
 L’ultima sfida è il mercato, quando ora vi misurate nel punto vendita in Riviera Mussato a Padova mercoledì e venerdì?
 
«Qui abbiamo una clientela in costante crescita. Gente che sa quello che vuole e quello che noi gli offriamo. Quando smetto di lavorare i campi, torno a fare il cuoco. Anche al corso di cucina per operatori agrituristici finanziato con il programma di sviluppo rurale e promosso dal Cipat ad Arquà Petrarca, seguito dal tutor Natalino Stellin. Insegno non solo a preparare ma anche coltivare gli ingredienti stessi dei piatti».
 Felice di felice di aver realizzato il sogno, con Mara, nella fattoria di Baone?
 
«Non so bene se sono felice. Però ho davvero la certezza di quanto sarei infelice senza questi campi…».

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